Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 09 giugno 2018.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Tau attiva TE (transposable elements) nella malattia di Azheimer. L’invecchiamento e le malattie neurodegenerative sono caratterizzati da instabilità genomica nei neuroni, con attivazione aberrante e mobilizzazione di elementi trasponibili (TE). Integrando studi su tessuto cerebrale umano post mortem con indagini su modelli della patologia neurodegenerativa in Drosophila melanogaster, Guo e colleghi hanno studiato l’attivazione di TE associata alla patologia Tau nella malattia di Alzheimer. I ricercatori hanno scoperto profili di risposta eterogenea, con attivazione dell’espressione di TE da parte di Tau, dipendente sia dall’età che dal genotipo. I risultati di questo studio implicano l’attivazione TE e l’associata instabilità genomica nei meccanismi della patologia neurodegenerativa mediati dalla Tau. [Cell Report 23 (10): 2874-2880, June 5, 2018].

 

Differenze cerebrali fra uomini e donne nei bevitori sociali non dipendenti da alcool. In un campione di 145 (78 uomini e 77 donne) consumatori abituali di alcool non dipendenti, l’attivazione cerebrale associata ad errore nelle donne era maggiore nel talamo bilateralmente, nella parte dorsale della corteccia anteriore del giro del cingolo bilateralmente e nella corteccia temporale superiore e media di destra. Questa differenza può riflettere una più intensa risposta fisiologica ed una maggiore vulnerabilità alle reazioni agli eventi emotivamente rilevanti nelle donne bevitrici rispetto agli uomini. [Ide J. S., et al. Biol Psychiatry Cogn Neurosci Neuroimaging AOP - doi: 10.1016/j.bpsc.2018.04.008, 2018].

 

Ruolo del recettore β degli estrogeni nel nucleo del rafe dorsale nelle femmine di topo. Il 17β-Estradiolo (E2) regola l’espressione del comportamento sessuale femminile attraverso i recettori per gli estrogeni (ER) α e β. Finora non era stata identificata la regione del cervello in cui ERβ media l’azione inibitoria di E2. Sano e colleghi, che già avevano dimostrato che le femmine di topo knockout per ERβ mantengono un alto livello di lordosi da accoppiamento dopo la fine dell’estro, hanno identificato il nucleo del rafe dorsale quale sede di espressione dei recettori ERβ implicati nella regolazione inibitoria del comportamento sessuale nel giorno seguente l’ultimo di estro comportamentale nelle femmine fisiologicamente cicliche. [Front. Endocrinol 9: 243, 2018].

 

Rapporti tra affettività e mortalità in un campione norvegese di età media e avanzata. Numerosi studi hanno mostrato l’esistenza di un rapporto fra basso livello di affettività positiva e mortalità, senza chiarire in che modo lo stato affettivo possa influire sulla sopravvivenza. Petrie e colleghi hanno studiato 5554 norvegesi di età media (47-49) ed età avanzata (71-74), rilevando che le persone con il più basso livello di affettività positiva presentavano un rischio di mortalità doppio rispetto a quelle con il livello più alto, e tale relazione non era influenzata significativamente dall’età e dal sesso. L’affettività negativa, al contrario, non mostrava un rapporto rilevabile con la mortalità. La relazione fra affettività positiva e mortalità era indipendente dalle cause di morte. Gli autori dello studio suggeriscono un approfondimento di aspetti quali sentirsi inattivi, avere uno stile di vita sedentario e susseguente mortalità, perché l’elemento decisivo nel provare il rapporto è risultato essere l’item attivo del test PANAS (Positive and Negative Affect Schedule). [Petrie K. J., et al. Ann Behav Med. 52 (7): 571-581, 2018].

 

La solitudine associata al tratto nevrotico di personalità è spiegata su base genetica. La tendenza ad isolarsi, a fuggire i rapporti con gli altri e a preferire la solitudine è stata studiata come reazione negativa ad una discrepanza fra l’esperienza di relazione desiderata e quella frustrante, penalizzante o dolorosa della realtà. Tale preferenza reattiva per la solitudine è generalmente posta in relazione con tratti della personalità. In un nuovo studio, Cacioppo e colleghi hanno verificato il rapporto fra la tendenza ad isolarsi, dati genetici e caratteristiche di personalità di gemelli monozigoti. Il risultato dello studio indica chiaramente che la preferenza per un comportamento solitario è spiegata dalla sua associazione con il tratto definito “neuroticism”, che risulta sostanzialmente di natura genetica. [J Pers AOP - doi: 10.1111/jopy12397, 2018].

 

Quarto incontro su Niccolò Stenone, l’autore del Discours sur l’anatomie du cerveau (si vedano le “Notule” del 19-05-18, 26-05-18 e 02-06-18). Lo studio di una parte importante del testo stenoniano, tralasciando i dati di maggiore interesse storico e concentrandosi sui contenuti, rivela una profondità psicologica di notevole interesse, che è stata oggetto dell’ultimo incontro dei nostri soci. Una lettera, che fin dal titolo, richiamando l’adagio age quod agis, ossia “fa’ quel che fai”, come per dire “attendi ai tuoi doveri ordinari confidando nella virtù del gesto quotidiano”, si colloca nel registro della riflessione filosofica impiegata in chiave psicologica e pedagogica.

Ma, per comprendere l’orizzonte di senso entro il quale si colloca questo esercizio magistrale di Niccolò Stenone, è necessario ripercorrere brevemente alcune tappe del suo cammino spirituale che, dopo essere stato un percorso parallelo dell’anima dello scienziato, giunge a determinare tutte le più importanti scelte della sua vita.

A Livorno, il 24 giugno del 1666, il medico e anatomista di origine danese e toscano d’adozione, assisté per caso all’evento di grande partecipazione popolare della processione del Corpus Domini; stupito per la moltitudine di persone partecipanti e per il fervore della loro devozione nell’onorare l’Ostia consacrata, si chiese se quel simbolo non dovesse ritenersi realmente Corpo di Cristo, come voleva la spiritualità cristiana secondo il rito della Chiesa di Roma, facente capo al Papa. Stenone era luterano, tendente ad un’esperienza più individuale e privata della fede, vissuta soprattutto come dimensione interiore del rapporto della coscienza con la ragione; pertanto, l’incontro sacramentale con Dio, vissuto attraverso la condivisione con un prossimo numerosissimo e vario, fu probabilmente per lui una rivelazione del valore universale della buona novella evangelica e della funzione della comunità dei credenti. Coloro che conoscono l’intenzione di Dio, espressa nel Nuovo Testamento, di portare la salvezza a tutti gli uomini, comprendono il senso della funzione universale, ossia “cattolica” della Chiesa, secondo il termine impiegato per la prima volta da padre Ignazio di Antiochia: “Dove c’è Gesù Cristo là c’è la Chiesa cattolica” (ca. 130-140 a. D.).

Il 2 novembre 1667 Stenone si convertì al cattolicesimo. Fra il 1668 e il 1670 fu in viaggio a Roma, Napoli, Vienna, Norimberga, Amsterdam e infine fece ritorno a Firenze. Nel 1672 si recò a Copenaghen, perché gli era stata promessa la cattedra di Anatomia; ma poi la cattedra non gli fu conferita, e così Stenone ritornò a Firenze. Cosimo III gli offrì l’incarico di pedagogo del figlio Ferdinando e lo scienziato accettò, ma proprio in quei mesi la sua conversione maturò in una decisione di consacrarsi totalmente al servizio di Dio. Fu ordinato sacerdote e, il 14 aprile del 1675, nel giorno di Pasqua, celebrò la prima messa nel santuario di Maria Santissima Annunziata. Due anni dopo si recò a Roma, via Loreto, e fu consacrato vescovo per i territori della Germania settentrionale e occidentale, la Danimarca e la Norvegia.

In quegli anni frequentò il celebre filosofo G. Wilhelm Leibniz. Dal 1680 al 1683 fu vescovo ausiliare di Münster (alcuni riportano 1682-84) dove scrive come lettera apostolica quel compendio di regole di vita per i parroci intitolato Parrochorum hoc age, al quale si è fatto riferimento più sopra. Questo piccolo trattato fu pubblicato a Firenze per volontà di Cosimo III nel 1684.

Lo scritto non si limita a elencare “regole di vita” concepite solo in termini comportamentali, ma cerca di guidare attraverso principi e norme di pedagogia cristiana la gestione dei grandi processi psichici che implicano investimenti affettivi, al fine di contribuire ad un equilibrio di fondo necessario per disporre delle risorse richieste per onorare gli impegni pastorali.

Seguendo Carlo Nardi (Il Vescovo Stenone e i doveri dei parroci, pp. 5-10, op. cit. a piede di pag.), è stato osservato che il riferimento implicito all’age quod agis richiama una tradizione antica di discipline morali, quali quelle del socratismo cinico, stoico ed epicureo (Orazio) che prevedevano l’obbedienza ad un Logos provvidente; è stato proposto anche un accostamento ad acute osservazioni di Seneca e Marco Aurelio.

Lo sviluppo della discussione ha poi condotto al confronto con le concezioni attuali della mente e del rapporto fra psicologia e spiritualità.

 

[Per uno sguardo sintetico alla biografia e all’opera di Niccolò Stenone, si veda: Maria Francesca Gallifante, Tra scienza e fede, sempre con “amore di conoscere”, pp. 2-4, in Niccolò Stenone un uomo di scienza alla ricerca di Dio. Edizioni Cooperativa Firenze 2000, Firenze 2008].

 

Notule

BM&L-09 giugno 2018

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